Napoleone

Napoleone Buonaparte nacque ad Aiaccio in Corsica nel 1769, in giovane età frequentò le scuole militari, partecipò alla Rivoluzione francese in qualità di tenente e si distinse subito per le sue abilità e il suo valore.

La Rivoluzione francese aveva suscitato una reazione degli Stati Europei, che si erano organizzati con la prima coalizione antifrancese. La Prussia e la Spagna furono sconfitte, mentre l’Austria, l’Inghilterra e il Piemonte si mantenevano ancora in armi.

La Francia decise di attaccare l’Austria su due fronti: direttamente, puntando su Vienna con due eserciti, e attraverso una manovra diversiva in Italia con un piccolo esercito comandato da Napoleone Bonaparte, che aveva il compito di battere i piemontesi e tenere impegnati gli eserciti austriaci d’istanza per impedirgli di correre in aiuto a Vienna.

La campagna militare d’Italia si rivelò subito vincente rispetto ai risultati di scarso rilievo degli eserciti mandati in Austria, e alla fine fu addirittura decisiva. Essa può essere divisa in tre fasi:

  1. Nell’aprile del 1796 la sconfitta dei piemontesi terminò con la Pace di Parigi, a causa della quale il re di Sardegna, Vittorio Amedeo III, dovette cedere ai francesi la Contea di Nizza e la Savoia oltre che lasciare libertà di transito attraverso il Piemonte.
  2. Passando attraverso il Piemonte Napoleone vinse gli austriaci e si impadronì della Lombardia. Poi si diresse verso lo Stato Pontificio e occupò Bologna, il porto di Livorno, Ferrara, Ravenna e obbligò il papa Pio VI a firmare l’umiliante trattato di Tolentino con il quale si spogliò l’Italia di innumerevoli opere d’arte, appoggiò infine le città di Reggio e Modena che si ribellarono al loro duca e si costituirono Repubblica cispadana con un proprio esercito e una propria bandiera, il tricolore, che da quel momento divenne il vessillo d’Italia.
  3. Napoleone, dopo aver sconfitto quattro eserciti austriaci giunti in difesa di Mantova, attraversò il Veneto, violando la neutralità della Repubblica di Venezia, e sconfisse le truppe austriache comandate dal fratello dell’imperatore d’Austria al fiume Tagliamento. Risalendo il fiume varcò le Alpi e penetrò nella valle della Drava giungendo ad un centinaio di chilometri da Vienna.

Minacciata sul suo territorio, l’Austria fu costretta a firmare il Trattato di Campoformio nell’ottobre del 1797 in virtù del quale dovette cedere alla Francia la Lombardia ed il Belgio, ricevendo in cambio la Repubblica di Venezia (Veneto, Istria e Dalmazia).

Nei territori italiani nacquero le “Repubbliche sorelle” poste sotto la protezione della Francia e chiamate così perché condividevano gli stessi ideali della Rivoluzione francese. Napoleone fu considerato un liberatore dai tiranni locali e stranieri, ma allo stesso tempo sfruttò le risorse dei territori italiani per finanziare l’esercito e il governo di Parigi.

Le Repubbliche sorelle furono: 

  • la Repubblica cisalpina, formata dalla Lombardia e dalla Repubblica cispadana;
  • la Repubblica ligure;
  • la Repubblica romana, dove il pontefice Pio VI fu fatto prigioniero e condotto in Francia dove morì l’anno seguente;
  • la Repubblica partenopea, strappata a Ferdinando IV mentre le sue truppe tentavano di invadere lo Stato pontificio occupato dai francesi.

Queste Repubbliche adottarono delle Costituzioni simili a quella francese del 1795, infatti furono aboliti i privilegi feudali, vennero affermati i principi quali l’uguaglianza dei cittadini, la libertà di associazione e di stampa e vennero inoltre confiscati e venduti a privati i beni della Chiesa, ma in sostanza la popolazione non vide alcun miglioramento, anzi dovette subire le continue razzie da parte dell’esercito napoleonico.

La campagna d’Egitto fu intrapresa contro il nemico imbattuto, ossia la Gran Bretagna, che possedeva una micidiale flotta navale comandata dall’ammiraglio Nelson.

Napoleone ideò la strategia di colpire l’avversario interrompendo il commercio tra il Mediterraneo e l’India. Per realizzare questo piano doveva costruire una base in Egitto formalmente in mano ai turchi, da cui partire per sferrare gli attacchi via terra.

Appoggiato dal Direttorio che voleva allontanare da Parigi un generale così influente e pericoloso, Napoleone salpò da Tolone nel maggio del 1798 e, sfuggendo alla vigilanza della flotta inglese, sbarcò ad Alessandria.

Napoleone giunto in Egitto, proclamatosi come liberatore del paese dalla tirannide nel luglio del 1798, sconfisse nella famosa battaglia delle Piramidi i Mamelucchi, una casta di origine turca che dominava l’Egitto, ma pochi giorni dopo gli giunse la gravissima notizia che la sua flotta nella rada di Abukir sul delta del Nilo era stata distrutta dalla flotta di Nelson.

Napoleone rimase isolato, ma non si perse d’animo, andò incontro all’esercito turco di Siria, che nel frattempo era stato preparato dagli ottomani, e lo sconfisse nella battaglia del monte Tabor. Poi assediò la città di San Giovanni d’Acri, ma desistette per ritornare in Egitto dove era appena sbarcato l’esercito turco che distrusse proprio nella rada di Abukir.

Nel frattempo le conquiste fatte in Italia e in Europa a causa della seconda coalizione erano andate perdute e la Francia era in pericolo, Napoleone abbandonò allora l’Egitto per ritornare in madrepatria.

Giunto a Parigi, trovò una situazione di estrema difficoltà e il 18 brumaio, cioè il 9 novembre 1799, prese il potere con un colpo di Stato, sciolse i Consigli e il Direttorio e creò un nuovo governo facendosi nominare primo console, in tal modo accentrò nelle sue mani poteri eccezionali, potendo nominare ministri, emanare leggi e difendere gli interessi della nazione.

Il governo instaurato da Napoleone fu di tipo autoritario, perché limitò la libertà di opinione e di stampa, aumentò inoltre il controllo della polizia per sopprimere il dissenso e centralizzò tutte le funzioni dello Stato nelle sue mani.

Sul piano amministrativo, nominò lui stesso i prefetti e i sindaci delle città, controllandone direttamente l’operato.

Sul piano economico creò la banca di Francia e introdusse il franco d’argento e il Napoleone d’oro per contrastare l’inflazione, promosse l’agricoltura, l’industria e il commercio.

Sul piano culturale istituì i licei e riorganizzò l’Università e il Politecnico.

Sul piano sociale fece redigere un nuovo Codice civile chiamato appunto “Codice Napoleonico” che confermò le conquiste rivoluzionarie.

Sul piano religioso nel 1801 firmò un Concordato che riconosceva la libertà religiosa e stabiliva il cattolicesimo come “della maggioranza dei francesi”, la Chiesa dal canto suo accettava le passate confische e riconosceva la legittimità della Repubblica.

Nel frattempo le manovre militari non erano cessate e nella primavera del 1800 Napoleone varcò il passo del Gran San Bernardo in Valle d’Aosta per riprendere le operazioni militari in Italia, sconfisse gli eserciti austriaci a Marengo e ricostruì la Repubblica Cisalpina che venne ribattezzata “Regno d’Italia”, il Piemonte e il Belgio furono annessi alla Francia.

Forte dei suoi successi militari Napoleone e approfittando della scoperta di una congiura repubblicana che lo voleva far saltare in aria, si fece eleggere nel 1802 Console a vita attraverso un plebiscito. Due anni più tardi, il 2 dicembre 1804, mediante un altro plebiscito, si fece nominare “Imperatore dei francesi” nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, ponendosi la corona sul capo da solo e non per mano del pontefice, volendo sottolineare così la superiorità della propria autorità su quella della Chiesa. Con questo gesto fu ristabilita la monarchia assoluta e i francesi divennero nuovamente dei sudditi. L’anno seguente si fece incoronare re d’Italia e ponendosi sul capo la corona ferrea, pronunciò le famose parole “Dio me l’ha data guai a chi la tocca!”.

La terza coalizione antifrancese composta da eserciti di Gran Bretagna, Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli, fu fatta per contrastare la minaccia di Napoleone che era sempre più aggressiva.

La prima battaglia avvenne in mare, a Trafalgar, vicino allo stretto di Gibilterra e vide la disfatta della flotta francese per opera dell’ammiraglio Nelson che però perse la vita nel combattimento.

La seconda battaglia fu combattuta ad Austerlitz in Moravia, nell’attuale Repubblica Ceca, e fu vinta dai francesi che ottennero dall’Austria il Veneto, l’Istria e la Dalmazia, annettendole al Regno d’Italia.

 Il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, divenne re del Regno di Napoli che era nel frattempo caduto nelle mani dei francesi.

Napoleone, scontrandosi con la quarta coalizione antifrancese, sconfisse e cancellò il Sacro Romano Impero Germanico che esisteva dal 962.

Per indebolire la Gran Bretagna impose un embargo continentale impedendo agli inglesi di commerciare in Europa, poi invase la Spagna che si rifiutava di applicare il blocco. Qui insediò sul trono suo fratello Giuseppe, ma la Spagna si ribellò ed iniziò una guerriglia, il Portogallo si rifiutò di applicare il blocco e fu a sua volta occupato.

Anche lo Stato Pontificio si rifiutò di applicare il blocco e fu anch’esso occupato e a causa di ciò Napoleone venne scomunicato.

La distruzione della quinta coalizione antifrancese segnò l’apogeo della potenza napoleonica, infatti Napoleone sconfisse nuovamente l’Austria e prese in moglie Maria Luisa, figlia dell’imperatore stesso, dalla quale ebbe l’erede che prese il nome di Napoleone II.

Napoleone, sempre per imporre il blocco dei commerci, intraprese la campagna di Russia con 400.000 soldati e senza molte difficoltà arrivò a Mosca. La città fu abbandonata dai russi e tutto fu dato alle fiamme per privare di viveri, riparo e sostentamento l’esercito francese, per via della strategia della “terra bruciata”.

Nell’ottobre del 1812 Napoleone capì che il “generale inverno” sarebbe arrivato implacabile e ordinò la ritirata, ma il freddo, la fame, le malattie, le diserzioni e l’inseguimento dei cosacchi, fece sì che rientrassero in Germania solo 25000 soldati.

La sesta coalizione segnò il declino di Napoleone, infatti gli eserciti di quasi tutte le Nazioni d’Europa si scontrarono a Lipsia nel 1813 in quella che fu chiamata la “battaglia delle nazioni” e, a seguito di numerose defezioni e tradimenti, Napoleone fu sconfitto e costretto a ritirarsi.  La Francia fu invasa e furono liberati tutti i paesi occupati dai francesi. Venne restaurata la monarchia e Napoleone fu quindi costretto ad abdicare in favore di Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI ed a ritirarsi sull’isola d’Elba.

Nel febbraio del 1815 Napoleone fuggì dall’isola d’Elba e sbarcò in Francia, acclamato dalla folla si diresse a Parigi, facendo fuggire il re, ma il suo governo durò pochi mesi, un periodo noto come “i cento giorni”. Gli Stati Europei non erano più disposti a tollerare il ritorno di Napoleone e organizzarono la settima coalizione antifrancese. Il 18 giugno 1715 a Waterloo, in Belgio, egli fu sconfitto definitivamente dalle truppe inglesi e prussiane.

Sul trono di Francia tornò ad esserci Luigi XVIII e Napoleone fu esiliato sull’isoletta di Sant’Elena, in mezzo all’Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.

La Rivoluzione Francese

  • Quando inizia e finisce la Rivoluzione francese?

La Rivoluzione francese è un fatto fondamentale della storia Europea, essa inizia nel 1789 e finisce nel 1799 con la proclamazione a primo console di Napoleone Bonaparte.

  • Quale tipo di governo aveva la Francia alla fine del settecento?

La Francia, verso la fine del settecento, era una monarchia assoluta governata ancora secondo il modello dell’Ancien Régime da un Re, Luigi XVI, che concentrava tutti i poteri dello Stato nelle sue mani. Il re, pronipote del famoso Re Sole, Luigi XIV, viveva nella sontuosa reggia di Versailles nel lusso e nello sfarzo. Luigi sedicesimo era sposato con la regina Maria Antonietta e fu l’ultimo sovrano assoluto per diritto divino.

  • Come era organizzata la società francese alla fine del settecento?

La Francia verso la seconda metà del settecento contava 26 milioni di abitanti, era infatti uno dei paesi più popolosi d’Europa, tuttavia la società era arretrata e divisa in rigide classi sociali. Questa divisione è rappresentata da una piramide il cui vertice è occupato dal re, subito dopo dalle due classi privilegiate chiamate il primo stato cioè dalla nobiltà composta da principi signori, duca e il clero composto da religiosi come cardinali vescovi e monsignori o alti prelati il resto della popolazione era il terzo stato, cioè tutti i cittadini francesi non nobili.

  • Quali caratteristiche avevano il primo e il secondo stato?

Le persone che facevano parte del primo e del secondo stato, erano ricchissime e privilegiate, non solo perché non pagavano le tasse, ma perché avevano un grandissimo potere basato sul controllo dei latifondi (vastissimi appezzamenti di terreno) direttamente lavorato dai braccianti (operai agricoli pagati pochissimo), o affittato a mezzadri, cioè contadini che oltre alle tasse, dovevano anche cedere una parte cospicua del raccolto e dei prodotti agricoli.
Inoltre, secondo il sistema dei diritti feudali ancora in vigore, appunto l’Ancien Régime, i nobili avevano il controllo dei mulini e delle strade tassavano la compravendita di case e terreni, e potevano richiedere ai contadini le “corvées” cioè del lavoro non retribuito finalizzato alla manutenzione di strade, sentieri, ruscelli ponti o edifici.


All’interno del terzo stato vi erano delle differenze distinte in base alla ricchezza, al potere e alla posizione sociale: verso il basso, alla base della piramide sociale c’erano i nullatenenti, i mendicanti, i disoccupati, i braccianti e i contadini. Salendo vi era la borghesia che era suddivisa a sua volta in piccola borghesia composta da mercanti artigiani, e media ed alta borghesia composta da persone molto ricche, cioè banchieri, armatori, imprenditori e infine vi era la borghesia delle professioni, composta da medici, avvocati, notai i quali poi saranno i promotori della Rivoluzione.
La situazione finanziaria della Francia non era affatto buona, infatti le casse dello Stato a cui attingeva il re come se fosse denaro personale erano vuote a causa di un sistema fiscale inefficace e ingiusto; inoltre erano gravate da debiti per sostenere le costosissime spese di corte, per finanziare le guerre e i debiti di gioco del re, oltre che i capricci della regina Maria Antonietta soprannominata dai malversatori “Madame Déficit”.
Inoltre una carestia aveva ridotto notevolmente i raccolti costringendo alla fame una larga parte della popolazione più povera per la scarsità e il costo elevato del cibo.

La rovina finanziaria dello Stato, la carestia e l’immensa miseria del popolo furono le cause immediate della Rivoluzione francese, perché i tentativi di Luigi XVI di riforma fiscale furono resi vani dall’ostilità dei nobili e della Corte. Il ministro delle finanze Necker di fronte alla gravità della situazione, nel 1788 indusse il re a convocare gli stati Generali che fin dal 1614 non erano stati più convocati, per cercare di risolvere la gravissima situazione finanziaria, estendendo la tassazione anche alle classi nobiliari.

Necker ottenne anche che il terzo Stato in rapporto alla sua preponderanza numerica avesse un numero di rappresentanti proporzionalmente più corrispondente alla popolazione rappresentata portandolo a 578 contro i 270 appartenenti alla nobiltà e 291 al clero.

Gli Stati generali formati da 1139 rappresentanti si adunarono a Versailles il 5 maggio 1789 e furono caratterizzati da un aspro dissidio fra i tre ordini sul modo di votazione, perché i rappresentanti del clero e della nobiltà sostenevano la necessità di votare per Stato assicurandosi la maggioranza (2 contro 1), mentre i rappresentanti del terzo Stato, numericamente superiori, sostenevano la votazione per testa.

Dopo un mese di dissidio, i rappresentanti del terzo Stato, accogliendo la proposta dell’abate Sieyès, il 17 giugno 1789 costituirono l’Assemblea Nazionale, e poiché il re, per impedire all’assemblea Nazionale di riunirsi fece chiudere la sala delle adunanze, essi occuparono la sala dove si giocava la pallacorda (una sorta di tennis) e lì il 20 giugno fecero il giuramento omonimo della pallacorda con il quale si impegnavano a non separarsi fintantoché non avessero dato alla Francia una Costituzione.
Pochi giorni dopo, difronte all’atteggiamento risoluto del terzo Stato, si costituì l’Assemblea Nazionale Costituente che aveva il compito di dare alla Francia una Costituzione.

Ai primi di luglio si sparse la notizia che il re voleva far intervenire l’esercito per disperdere l’assemblea e ristabilire il proprio governo, per questo il popolo, il 14 luglio 1789 si pose in difesa dell’Assemblea costituente, e dopo aver saccheggiato gli arsenali, assalì la Bastiglia, una vecchia prigione di Stato, considerata come il simbolo dell’assolutismo monarchico dove il re rinchiudeva gli oppositori politici.

La presa della Bastiglia il 14 luglio 1789 dette inizio alla Rivoluzione Francese.

Il 4 agosto 1789 l’Assemblea costituente abolì i diritti feudali (servitù della gleba e corvées), inoltre il 26 agosto votò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, ispirata in parte dalle idee illuministe di Rousseau (come uguaglianza, libertà di pensiero, sovranità popolare) e in parte suggerita dalle analoghe Dichiarazioni dei Diritti inglese e americana.

Il 5 e 6 ottobre un corteo di parecchie migliaia di persone, in gran parte composto da donne disperate e affamate, si diresse a Versailles al grido di:” pane! pane!” e, dopo aver assalito le guardie, penetrò fin nell’appartamento della regina che a stento riuscì a porsi in salvo grazie all’intervento della Guardia Nazionale, dopodiché i reali furono costretti ad abbandonare Versailles e a risiedere a Parigi.

I beni della Chiesa, per decisione dell’Assemblea costituente, furono nazionalizzati per stabilizzare il bilancio, inoltre al clero fu imposto di giurare fedeltà alla Costituzione e fu stipendiato direttamente dallo Stato. Queste riforme miravano a staccare la Chiesa francese da Roma e suscitarono una forte opposizione che aprì nel paese un’ era di disordini e di lotte civili.

In questo clima di cambiamento molti membri della nobiltà più insigne, tra i quali anche i fratelli del re, si diedero alla fuga e lo stesso re, travestendosi da servo, tentò di scappare con tutta la famiglia reale, ma a Varennes fu riconosciuto e ricondotto a Parigi.

Nel 1791 L’Assemblea approvò la prima Costituzione separando i tre poteri dello stato in questo modo:

  • il potere esecutivo era esercitato dal re che divenne il re dei Francesi delegato della nazione e non più re di Francia per grazia di Dio, sancendo la fine della monarchia assoluta;
  • il potere legislativo era esercitato da un’Assemblea che durava in carica due anni;
  • il potere giudiziario veniva assegnato ai giudici del Tribunale civile, del Tribunale penale e della Corte di Cassazione.

I cittadini che potevano votare, avevano un certo reddito, mentre i più poveri venivano esclusi dal partecipare alle elezioni. Questa distinzione violava apertamente la Dichiarazione dei Diritti e rivelava un carattere borghese della Costituzione del 1791.

L’Assemblea legislativa era composta:

  • a destra dai Foglianti che erano moderati e fedeli alla monarchia;
  • al centro dagli Indipendenti che erano moderati ma non monarchici, detti anche per disprezzo “la palude” per la poco chiara ideologia di appartenenza;
  • a sinistra i Girondini che erano repubblicani moderati, e i Giacobini o Montagnardi (perché sedevano sui banchi più alti) che erano i repubblicani più radicali.

Una caratteristica dell’abbigliamento dei rivoluzionari fu l’abbandono dei pantaloni corti (la culotte, vale a dire pantaloni che si fermavano sotto al ginocchio e che erano tipicamente usati dall’aristocrazia) in favore dei pantaloni lunghi, per questo motivo vennero chiamati “sanculotti”.

Nel febbraio del 1792 l’imperatore Francesco II d’Austria, spinto dai nobili fuggiti, dalle richieste del re Luigi XVI e della regina Maria Antonietta, di ristabilire i poteri persi e per evitare che la rivoluzione potesse superare i confini, inviò alla Francia un ultimatum. Per tutta risposta l’Assemblea dichiarò guerra all’Austria alla quale si unì subito la Prussia causando una guerra disastrosa per la Francia.

L’Assemblea, sotto pressione a causa del conflitto, votò in particolare due decreti: la costituzione sotto Parigi di un corpo di 20000 soldati volontari con il compito di difendere i confini nazionali, e la deportazione dei dissidenti politici controrivoluzionari (numerosi soprattutto tra i preti).

A causa dell’inizio dell’invasione dell’esercito prussiano e dei continui veti del re Luigi XVI contro le decisioni dell’Assemblea, la folla di Parigi invase il palazzo di Tuileries minacciando il re che fu così costretto a rifugiarsi presso l’Assemblea.

Le proteste del popolo furono tali che il re fu sospeso dalle sue funzioni e fu imprigionato. Venne così convocata una nuova Assemblea, chiamata Convenzione, che aveva il compito di dare alla Francia una nuova Costituzione a suffragio universale, cioè con il voto di tutti i cittadini liberi francesi. Fu nominato un Comitato Esecutivo provvisorio presieduto da Danton poiché il re, che esercitava il potere esecutivo, era stato incarcerato.

La situazione della Rivoluzione francese era arrivata ad un punto critico, infatti era da una parte minacciata dagli eserciti austriaco-prussiani e dall’altra da una resistenza controrivoluzionaria molto forte ad opera dei nobili e del clero. Per far fronte a questa situazione, Danton organizzò una serie di eserciti che riportarono le famose vittorie di Valmy in Francia e Jemappes in Belgio, e Marat a Parigi operò le terribili stragi di settembre.

La Convenzione il 22 settembre destituì la monarchia e proclamò la Repubblica, contemporaneamente il re Luigi XVI fu processato per alto tradimento, condannato a morte e ghigliottinato il 21 gennaio 1793.

Per l’orrore che l’uccisione del re suscitò e per i timori dell’espansione delle idee rivoluzionarie in Europa, si costituì la Prima Coalizione alla quale presero parte gli eserciti di Austria, Prussia, Olanda, Inghilterra, Spagna, Piemonte, Stato Pontificio e Regno di Napoli.

La Convenzione, per far fronte alla grave situazione interna, istituì un Comitato di salute pubblica, presieduto da Danton, che aveva pieni poteri e poteva prendere decisioni in modo rapido ed agile sia in politica interna, sia esterna; istituì anche un Comitato di Sicurezza generale e un Tribunale Rivoluzionario.

Il gruppo di rappresentanti dei Girondini nella Convenzione, che era moderato e monarchico, fu accusato di contrastare le riforme proposte dai Giacobini e il 2 giugno 1793 fu così consegnato alla folla.

Questo episodio segnò l’inizio del Periodo del Terrore, infatti Danton fu dimesso dal Comitato di Salute perché considerato troppo conciliante e fu sostituito da Robespierre, il quale fece subito approvare la “legge dei sospetti” con la quale mandò alla ghigliottina migliaia di vittime, tra le quali spiccano la regina Maria Antonietta, madame Elisabetta la sorella del re, il duca Filippo d’Orleans e lo stesso Danton.

La dittatura di Robespierre, benché brutale e sanguinaria, ebbe il merito di salvare la Rivoluzione dalle rivolte interne (schiacciando la pericolosa rivolta della Vandea riprendendo le città ribelli di Lione, Bordeaux, Nantes) e dall’invasione straniera. Fu recuperata Tolone, caduta in mano degli inglesi, dove si distinse per la prima volta il giovane Napoleone Bonaparte, e si rioccupò il Belgio penetrando fino in Olanda.

La vittoria di Fleurus, il 26 giugno 1794 grazie alla quale il Belgio cadde in mano francese e la coalizione venne sconfitta, permise alla Francia di riorganizzarsi internamente.

Il popolo era stanco di tanta violenza e così la borghesia e i moderati presero il potere mettendo fine al sistema totalitario e terroristico attuato dai giacobini.

Il 9 termidoro, secondo il calendario rivoluzionario, cioè il 27 luglio 1794 per il calendario gregoriano, Robespierre e Saint-just furono arrestati e, senza processo, il giorno dopo ghigliottinati, la stessa fine in seguito fecero anche altri giacobini. Il Comitato di Salute pubblica fu soppresso dando il via al periodo del termidoro.

Il 22 agosto 1795 fu approvata la terza Costituzione che ripartiva i poteri in questo modo: il potere legislativo era affidato al Consiglio dei Cinquecento e al Consiglio degli Anziani; il potere esecutivo al Direttorio che era composto da cinque membri.

La nuova Costituzione ritornò ad avere una caratteristica marcatamente borghese, infatti riaffermò i principi di libertà personale, la proprietà privata che erano stati sospesi durante il periodo del terrore e il voto tornò ad essere limitato alle persone con un certo censo, dunque i poveri non potevano votare.

Il Termidoro o il Direttorio caratterizzarono l’ultima parte della Rivoluzione francese il cui esito fu l’affermazione definitiva della borghesia imprenditorialecon il famoso motto: liberté, égalité, fraternité.

La Rivoluzione Americana

La Rivoluzione americana, video completo.
  • Quando nacquero le colonie inglesi d’America?

Tra il 1607 e il 1750 gli inglesi fondarono le 13 colonie lungo la costa Atlantica dell’America settentrionale.

  • Perché si erano formate queste colonie?

Queste colonie si erano formate non per iniziativa dei sovrani, ma delle compagnie commerciali, degli avventurieri in cerca di fortuna e dei gruppi religiosi perseguitati in patria. Tra questi ultimi, i famosi Padri Pellegrini Fondatori, approdati sulla Mayflower nel 1620, diedero origine alla festa del Ringraziamento per il buon raccolto che si festeggia ogni anno l’ultimo giovedì di novembre con il tradizionale tacchino ripieno.

  • Da chi erano abitate le colonie?

In queste colonie vivevano più di 2 milioni e mezzo di persone la cui maggioranza erano europei in prevalenza inglesi, schiavi neri (20%) e nativi americani (popolazioni che abitavano il continente prima della colonizzazione europea).

  • Quali erano e come erano divise le colonie?

Le 13 colonie erano divise per economia popolazione e mentalità :

Sud:  Virginia, Maryland, Carolina del Nord, Carolina del Sud, la Georgia.

Centro:  New York, New Jersey, Pennsylvania , Delaware.

Nord:  Massachussetts, Connecticut, New Hampshire e Rhode Island.

  • Quali differenze contraddistinguevano le 13 colonie?
  • Popolazione:

Le colonie del nord erano abitate in prevalenza da inglesi di religione puritana, quelle del centro non solo da inglesi, ma anche da tedeschi, olandesi scozzesi e irlandesi, quelle del sud per lo più da inglesi anglicani e da schiavi neri deportati dall’Africa.

  • Economia:

Le attività economiche delle colonie del nord erano l’agricoltura, i commerci, la pesca, e l’industria navale, quelle del centro erano dedite al commercio e all’agricoltura, mentre quelle del sud si basavano sulle grandi piantagioni di tabacco, cotone e riso e impiegavano come mano d’opera gli schiavi neri.


  • Esercitazione:

Completa la tabella sulle caratteristiche delle 13 colonie del Nord America, ricercando le informazioni negli schemi e nel testo che trovi sopra, oppure guarda il video.



  • Quali caratteristiche contraddistinguevano le 13 colonie dalla Gran Bretagna?

La società delle colonie americane era aperta, dinamica (non c’erano nobili e il clero non era organizzato essendoci molte religioni) e godeva di una certa autonomia politica, ma l’organizzazione economica e fiscale dipendeva dalle decisioni della madre patria.

  • Come funzionava il sistema politico delle 13 colonie?

Il Parlamento britannico sovente votava delle leggi che sfruttavano le colonie le quali, non avendo un rappresentante, subivano le imposizioni fiscali senza potersi opporre.

  • Cos’è e come funzionava il monopolio commerciale della Gran Bretagna?

Per esempio la Gran Bretagna imponeva il monopolio commerciale, cioè le colonie potevano commerciale unicamente con la madrepatria e non potevano esportare le proprie materie prime in altri Paesi ed erano obbligate ad importare solo merci provenienti dalla madrepatria a prezzi molto più alti.

  • Quali furono le cause che suscitarono le proteste delle colonie?

I rapporti tra le 13 colonie e la Gran Bretagna divennero tesi quando quest’ultima per far fronte alle spese della Guerra dei sette anni e della riorganizzazione militare dei nuovi territori conquistati, impose nuove tasse ai sudditi d’America come per esempio i dazi (tasse doganali) sullo zucchero, sul caffè e soprattutto sul tè.

  • Che cos’è lo STAMP ACT e a cosa portò?

Una tassa particolarmente odiata fu lo STAMP ACT nel 1765, essa rendeva obbligatorio pagare un bollo su qualsiasi documento scritto (contratti, certificati, giornali, ecc), questa nuova imposizione fece scatenare la contestazione dei coloni che protestarono con il motto: “NO TAXATION WITHOUT RAPRESENTATION”. I coloni  sostenevano che il Parlamento non poteva imporre nessuna tassa, poiché non avevano nessun parlamentare che li rappresentasse.

Per calmare i malcontenti la Gran Bretagna abolì lo STAMP ACT e ridusse le tasse su molti prodotti tranne che sul tè.

  • Che cos’è il BOSTON TEA PARTY e a cosa portò?

La protesta continuò e culminò nel 1773 a Boston quando alcuni patrioti americani travestiti da Indiani gettarono in mare il carico di tè del valore di più di un milione di euro attuali di tre navi della Compagnia delle Indie Orientali.

Questo episodio passò alla storia come il Boston tea party il quale diede inizio alla Rivoluzione americana.

I disordini scoppiati a Boston e in altre città americane scatenarono una dura reazione armata del governo inglese.

Le 13 colonie non erano mai state unite fra loro, ma questa volta si trovarono tutte d’accordo a pianificare un’azione comune per respingere le prepotenze della madre patria, quindi i rappresentanti delle 13 colonie si riunirono a Filadelfia nel 1775, dando vita ad un Parlamento chiamato Congresso. Esso decise di bloccare i commerci con la Gran Bretagna e di organizzare un esercito di volontari che fu affidato a George Washington.

L’anno successivo il 4 luglio 1776 si riunì il Congresso per la seconda volta a Filadelfia e votò la Dichiarazione di Indipendenza.

La Dichiarazione di Indipendenza fu scritta da personalità di ispirazione illuminista come Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, e sanciva l’indipendenza delle colonie dalla Gran Bretagna.

La Gran Bretagna non era disposta a perdere le colonie e quindi reagì con un esercito numeroso e ben armato, ma gli americani, meno numerosi e peggio armati, scelsero evitando lo scontro diretto, di indebolire le forze inglesi con la tattica della guerriglia, con imboscate e azione di disturbo, fino a quando giunse l’aiuto militare dei governi di Spagna e Francia spinti dalla volontà di indebolire i nemici inglesi.

Con la battaglia di Saratoga nel 1776, e successivamente nel 1781 con la caduta della Roccaforte britannica di Yorktown, gli americani posero fine al conflitto e vinsero la guerra.

Nel 1783 fu firmato il trattato di Versailles che riconosceva l’indipendenza delle colonie e fu così che nacquero di Stati Uniti d’America.

Nel 1787 a Filadelfia si riunirono i delegati delle colonie in un’assemblea chiamata Convenzione che aveva il compito di scrivere la Costituzione americana.

Nel 1789 fu eletto il primo presidente degli Stati Uniti George Washington che aveva guidato le truppe americane alla vittoria.

Gli Stati Uniti divennero una Repubblica federale formata da stati indipendenti che riconoscono al governo federale questioni di interesse nazionale quali la difesa la politica estera, il commercio estero, le tasse e la stampa della moneta.

Infine nel 1791 la Costituzione fu integrata da 10 emendamenti che esprimono i diritti fondamentali dei cittadini quali: la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, la libertà di culto, la libertà di pensiero e di opinione e la libertà di stampa.